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Edizioni Orientamento-Al Qibla per la conoscenza dell’Islam e del Sufismo-Tasawwuf, e della Tradizione Sacra

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 Edizioni Orientamento-Al Qibla
 per la conoscenza dell’Islam e del Tasawwuf, e della Tradizione Sacra
in generale,
letta alla luce della Grazia muhammadiana

 

Pierre Ponsoye: L’Islam e il GraalSecondo un simbolismo tradizionale molto generale la lancia è una rappresentazione dell'Asse del mondo analoga alla Montagna, all'Albero del Mondo o ancora, al "pilastro assiale" del simbolismo architettonico. I brevi cenni esposti sopra sottolineano questo ruolo assiale: la ferita soprannaturale inferta al Re per l'abbandono della sua posizione centrale; l'espiazione cosmica che l'accompagna, modulata dalla rotazione degli astri; l'ambiguità dei suoi poteri; il sangue che cola dal suo ferro, analogo alla rugiada che cola dall'Albero del Mondo; il rito di qualificazione dello spazio. Essa è l'aspetto distruttore o riduttore della Legge divina, di cui il Graal, Centro del Mondo, è l'aspetto dispensatore e conservatore. E' per questo che essa non appare se non come sanzione di una decadenza o come giudizio di un ciclo.

Pierre Ponsoye: L’Islam e il Graal - Studio sull’esoterismo del Parzival di Wolfram von Eschenbach
Parma 1980, Edizioni all’Insegna del Veltro, 140 pagg.,
(in distribuzione) - € 20,00 Ordinazione Libro

Riproponiamo questo testo di Ponsoye (che fu scritto seguendo le osservazioni di Michel Vâlsan) perché lo riteniamo fondamentale sia per una corretta valutazione, da un punto di vista tradizionale, del simbolismo del Graal e della sua ‘Cerca’ (che in definitiva si identifica alla ricerca della conoscenza diretta di Dio e del Suo Verbo), sia per la comprensione dei rapporti che intercorrevano in età medievale tra esoterismo islamico da una parte ed esoterismo cristiano (e celtico-cristiano) dall’altra. Tra le versioni più antiche del mito del Graal, l’autore concentra la sua attenzione su quella del tedesco Wolfram von Eschenbach. Il Parzival di Wolfram infatti, benché di qualche anno più tardo rispetto al Parceval li Gallois di Chrétien de Troyes e alla Estoire dou Graal di Robert de Boron (dato che lo si ritiene redatto tra il 1200 e il 1205), viene ritenuto il testo più fedele allo spirito iniziatico della narrazione originale, e quello che presenta l’esposizione che maggiormente facilita il riferimento alla dottrina esoterica. Libro di grande ‘densità’, questo L’Islam e il Graal non è in realtà un’opera di critica letteraria; piuttosto, si potrebbe dire che Ponsoye prende il Parzival per quello che realmente è (e cioè la messa per iscritto a fini ben precisi di un precedente materiale di argomento iniziatico), e giustamente ne segue i vari aspetti, e per porre in risalto le svariate allusioni e i diversi significati del simbolismo, e per leggere come in filigrana la storia sacra dei ‘Centri spirituali’ che si trovavano coinvolti, all’epoca della formulazione della leggenda del Graal, nel sostegno di quelle organizzazioni (più o meno visibili) che permettevano all’elite di coloro che vivevano nell’Occidente cristiano di seguire una Via di realizzazione spirituale completa e regolare. Tra gli innumerevoli punti messi in risalto dall’autore, vale la pena di ricordare le osservazioni sulla figura di Kiot (il misterioso personaggio da cui prende spunto Wolfram, figura di ‘incantatore’ analoga per certi versi a quella di Merlino, e che ‘controlla’ la redazione del Parzival), e quelle riguardanti la ‘genealogia spirituale’ di Parzival, e il ritirarsi del fratello Feirefiz (padre del prete Gianni) in India. Un aspetto particolarmente studiato, come indica del resto il titolo stesso del libro, è quello delle influenze islamiche: Ponsoye presenta una mole impressionante di prove che mostrano non solo le svariate analogie nell’utilizzo del simbolismo nei miti del Graal e nell’esoterismo islamico, ma anche il ruolo di guida e di aiuto svolto da quest’ultimo nei confronti dell’esoterismo cristiano, fatto questo che si deve collegare alla dottrina della dislocazione dei Centri spirituali, e a quella che pone in rilievo la natura sintetica e ricapitolativa dell’Islam e della sua Legge sacra, e che non deve viceversa essere considerato un problema di ‘prestiti’ letterari, né tantomeno dev’essere visto nell’ottica di una semplice prevalenza di un exoterismo su un altro. In conclusione, L’Islam e il Graal è un libro estremamente rigoroso, utilissimo per far luce su quell’esoterismo d’Occidente ora scomparso, ma che rimane con le sue opere ‘monumentali’ (lanciate provvidenzialmente come ‘messaggi nella bottiglia’ al di là dei tempi di decadenza intellettuale) un po’ come il ‘buco nero’ della cultura Europea: un qualcosa di non eliminabile per la sua fortissima capacità di attrarre ed affascinare, e d’altra parte di fondamentalmente inspiegabile con gli strumenti d’indagine profani che sono i soli di cui ora dispone l’‘intellettuale medio’ europeo.

INDICE GENERALE: Nota introduttiva - Introduzione - Capitolo primo: Kyot - Capitolo secondo: Il Baruk - Capitolo terzo: Corrispondenze simboliche - Capitolo quarto: Feirefìz - Capitolo quinto: I Templari - Capitolo sesto: Il Tempio e l'Islam - Capitolo settimo: Breve panoramica degli altri romanzi del Graal - Capitolo ottavo: L'incontro celtico - Capitolo nono: Dall'Impero di Artù all'Impero del Graal - Capitolo decimo: La Parola ugualmente valida - Qualche conclusione - Tavola genealogica.

 
 
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