| Si tratta di un ‘percorso’ di approfondito commento del Corano in lingua italiana, rigorosamente basato sui commentari arabi, nei quali vengono presentati i detti del Profeta Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine), dei suoi compagni e dei santi musulmani relativi ai diversi versetti. Questi ultimi finiscono per essere spiegati secondo una molteplicità di prospettive interpretative: da quella ‘teologico-religiosa’ al chiarimento della ‘contingenza’ alla quale è legato il singolo versetto, dall’approccio linguistico a quello intuitivo, da come deve intendere le ‘Parole di Dio’ l’iniziato che intraprende il suo cammino nella Via esoterica alla loro applicazione ‘microcosmica’, riferita cioè al mondo dell’anima, dal modo di vedere che privilegia gli aspetti prescrittivi ed anche ‘morali’ all’esegesi metafisica, secondo la dottrina dell’Unità divina tanto trascendente quanto immanente. Il testo contiene le traduzioni integrali dall’arabo dei commentari di Ibn Kathîr e di Al-Qâshânî, rappresentativi rispettivamente dell’interpretazione propria dell’exoterismo tradizionale e di quella ‘metafisica’, e vengono presentati diversi brani tratti dalle opere di Ibn ‘Arabî. L’intenzione “è di render conto, da un punto di vista tradizionale e ‘di fede’, dei vari livelli interpretativi del Testo coranico presenti nella tradizione esegetica islamica, così da sostenere l’attività rituale e meditativa dei Musulmani ‘italofoni’”, e da dare finalmente a tutti gli italiani interessati l’occasione di una comprensione reale del Libro. In questo modo iniziano ad essere fornite le chiavi di un vero avvicinamento tra la cultura italiana e il Corano, cominciano insomma ad esistere ‘le parole’ che in italiano spiegano ‘dall’interno’ i motivi di fondo dell’ultima delle Rivelazioni divine agli uomini, così che viene favorita la penetrazione dell’influenza spirituale veicolata dall’Islam, e la comprensione della sua natura superiore, andando a dissipare alla radice (per chi naturalmente ‘ha l’intelletto sano’) l’antico pregiudizio anti-islamico che è stato così ingigantito negli ultimi anni. |
| Per la conoscenza dell’Islam, hanno un’importanza basilare i cosiddetti hadith, i ‘detti e fatti’ del Profeta Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine) che costituiscono dopo il Corano il fondamento della Tradizione islamica nel suo complesso (e cioè tanto per l’ambito exoterico quanto per quello esoterico, tanto per la determinazione della Legislazione sacra quanto per le modalità e i principi costitutivi delle Vie iniziatiche, tanto per l’aspetto morale quanto per la ricerca della Conoscenza sacra). Tuttavia per gli hadith non esistono traduzioni complete e pienamente attendibili in lingue europee, e questo sia per l'oggettiva difficoltà del lavoro (che necessita grande rispetto e capacità di penetrazione dei significati propriamente spirituali, ma anche una notevole preparazione tecnica, dato che necessita di un continuo riferimento ai commenti per l’esatta comprensione di molte parole, nonché del tessuto narrativo), che per la mancanza di quello spirito di sacrificio, e anzi di quella vera e propria indispensabile consacrazione quando si ha a che fare con la trasposizione dei Testi sacri. Il risultato è che per gli hadith, quand’anche si trovi una qualche traduzione, non solo manca completamente il commento ‘tradizionale’ (cosa vera anche per il Corano), ma molto spesso ci si trova di fronte a gravi errori nella resa stessa del testo di base, errori capaci di trarre radicalmente in inganno il lettore (viceversa nel caso del Corano la gran quantità di traduzioni succedutesi nei decenni, e anche nei secoli, impediscono per lo più di incorrere in svarioni clamorosi). Per iniziare a porre rimedio a tale situazione (incresciosa per gli italiani che vogliono studiare l’Islam, ma anche per i Musulmani stessi, se non altro quelli, sempre più numerosi, che possono avvalersi come lingua scritta solamente dell’italiano), le edizioni ‘Orientamento/Al-Qibla’ hanno intrapreso un lavoro di traduzione della più importante delle raccolte ‘canoniche’ di hadith, il Sahîh di Al-Bukhârî, accompagnata da un commento basato sui principali esegeti musulmani (principalmente Al-‘Aynî, Al-‘Asqalânî, Ibn Battâl, Ibn Abî Giamra e Al-Qastalânî), e di altri Maestri, come Ibn ‘Arabî e Al-Gazâlî. Il Sahîh (intitolato in realtà Al-giâmiu s-sahîh, ‘La giustissima sintesi’) è nel giudizio assolutamente prevalente del mondo islamico la più importante delle raccolte di ‘tradizioni’ (hadith) riguardanti la vita, le opere, i detti e in generale l’insegnamento di Muhammad, Inviato di Dio (su di lui la preghiera e la pace divine). Si tratta dunque della principale delle fonti della sunna profetica (e cioè del corpus di detti e fatti del Profeta in quanto ‘esempio’ da imitare), sunna che dopo il Corano e assieme ad esso costituisce la base su cui si poggia l’edificio della Tradizione islamica nella sua totalità, comprensiva della Legge sacra come delle Vie spirituali ed iniziatiche che le sono proprie. Per questo Adh-Dhahabî ha potuto dire che “il più importante e il più giusto dei libri dell’Islam dopo il Libro di Dio Altissimo è il ‘La giustissima sintesi’ dell’imam Al-Bukhârî.” Il suo autore, Abû ‘Abd Allah (padre di ‘Abd Allah) Muhammad ibn Ismâ‘îl ibn Ibrâhîm ibn Al-Mughîra iben Al-Bardizbah (Muhammad figlio di Ismâ‘îl, che era figlio di Ibrâhîm, che era figlio di Al-Mughîra, che era figlio di Al-Bardizbah) nasce a Bukhara, nell’attuale Uzbekistan (da cui il nome con cui è maggiormente conosciuto, Al-Bukhârî, e cioè ‘quello di Bukhara’), dopo la preghiera comunitaria di Venerdì 13 Shawwâl dell’anno 194 dall’Egira (810 dopo Cristo). Morirà a Khartank, una cittadina non lontana da Samarcanda, la notte di Sabato primo Shawwâl (Festa della rottura del digiuno, ‘îdu l-fitr) dell’anno 256 (870 d. C.), e qui verrà sepolto. |