Dice l’Altissimo: «Invero coloro che hanno fede e compiono opere buone ed integre, il loro Signore li guida per mezzo della loro fede. Sotto di loro scorrono i fiumi, in Giardini di beatitudine nei quali hanno per invocazione “Allahumma, Tu sia esaltato!”, e per saluto “Pace!” E loro ultima invocazione è “La Lode spetta ad Allah, Signore dei mondi”» (X, 9-10). «“Sia Lode ad Allah che ci ha guidati a questo, che certo non saremmo stati guidati se non ci avesse guidato Allah» (VII, 43). Allahumma prega su Muhammad, Tuo servo e Tuo Inviato, il Profeta Illetterato, come sulla Famiglia di Muhammad, sulle sue Spose e sui suoi Discendenti, così come hai pregato su Ibrâhîm e sulla Famiglia di Ibrâhîm. E benedici Muhammad, il Profeta Illetterato, la Famiglia di Muhammad, le sue Spose e i suoi Discendenti, così come hai benedetto Ibrâhîm e la Famiglia di Ibrâhîm, e questo nei mondi. E invero Tu sei Lodato e Glorioso.
An-Nawawî, Yahyâ ben Sharaf: I Giardini dei devoti, dalla parola del Principe degli Inviati Edizione in copertina rigida e segnalibro, con testo arabo a fronte, titolo arabo Riyâdu s-sâlihîn (Terza edizione 2022). Ed. ‘Orientamento / Al-Qibla’, Campegine (RE), 888 pagg., € 31,50 - ISBN 9788889795132 Prefazione all'opera presente nel testo a stampa
Il Profeta Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine), latore dell’ultima Rivelazione divina destinata all’umanità, è il ‘bellissimo Esempio’ al quale i credenti si devono conformare per ottenere grazia in questa vita e salvezza nell’Altra, nonché ‘Realizzazione’ spirituale, per chi ne abbia la qualificazione. ‘Mediatore’ supremo, i suoi insegnamenti e le sue indicazioni costituiscono la Sunna, che rappresenta, assieme al Corano, la fonte sulla quale si basa la Legge sacra islamica, e la matrice dei mezzi con i quali avvicinarsi alla Conoscenza di Allah. Di qui la necessità di conoscere la Sunna, anche perché, come dice molto giustamente Abû ‘Uthmân Al-Hîrî (citato dal Qâdî ‘Iâd nel Kitâbu sh-shifâ’), “chi si fa governare nella parola e nell’opera dalla Sunna finisce per parlare secondo la Sapienza, mentre chi si fa governare dalla passione finisce per parlare secondo inopportuna innovazione (bid‘a),” contraria alla Tradizione e all’intelletto rettamente ispirato. Il libro che qui presentiamo, intitolato Riyâdu s-sâlihîn[1], rappresenta una ‘vulgata’ della Sunna profetica; quest’ultima infatti è propriamente trasmessa in un corpus immenso di hadith[2] radunati in alcune raccolte ‘canoniche’ (come anche in altre meno note), spesso citate ma in realtà raramente studiate a fondo dai comuni credenti, in ragione e della loro stessa vastità, e della profondità e sottigliezza che contraddistingue il ‘tessuto logico’ che presiede all’organizzazione dei testi (e intendo la successione dei capitoli, la disposizione degli hadith ecc.), ciò che senza dubbio richiede da parte del lettore un’applicazione non usuale, perlomeno nel caso che egli voglia intraprenderne la lettura completa. E dunque diciamo, per esprimerci in altro modo, che stante la relativa difficoltà di libri come il Sahîh di Al-Bukhârî o quello di Muslim, ne conseguì la necessità di una ‘vulgata’ appunto, e cioè di un testo che fosse accessibile ai più, e che al contempo contenesse i punti fondanti della Sunna; un testo di carattere prevalentemente ‘exoterico’, ma privo di ogni chiusura rispetto agli aspetti più elevati dell’insegnamento profetico; un testo che tagliasse corto con la problematica relativa alla veridicità dell’attribuzione al Profeta (su di lui la preghiera e la pace divine) di parte degli hadith, presentando al pubblico solamente quelli indiscutibilmente ‘certi’ in tal senso; un testo infine nel quale la suddivisione degli argomenti risultasse la più chiara possibile, e che contenesse perlomeno qualche accenno a come essi sono trattati nel Corano. Di quanti si incaricarono della bisogna, il siriano An-Nawawî (Muhiyyu d-Dîn Abû Zakariyâ Yahyâ ben Sharaf An-Nawawî, nato nel 631 dall’Egira, 1233 dell’era cristiana, a Nawâ, ed ivi morto nel 676, o 1277 dopo Cristo) fu senza dubbio il più fortunato, rispondendo perfettamente il suo Riyâdu s-sâlihîn alle citate esigenze: la sua opera risulterà sempre ricercata, e specialmente in epoca recente sarà diffusa massicciamente, e sarà letta da decine di milioni di persone nell’oriente come nell’occidente del mondo islamico.
Di tale testo abbiamo ora intrapreso una nuova traduzione italiana (dopo la prima pubblicata nel 1990), che si differenzia dalla precedente per due motivi principali, e cioè una maggiore attenzione ad un testo spesso non facile e sovente frainteso dagli orientalisti (in questo facendo costante riferimento ai commentari tradizionali), e la presenza dell’originale arabo; in tal modo da una parte abbiamo teso ad evitare se non altro gli errori di traduzione più evidenti, e dall’altra, mancando la possibilità di inserire un adeguato commentario, abbiamo almeno voluto dare al lettore che conosca un po’ di arabo la possibilità di riferirsi direttamente alla Parola profetica originale, dotata di una ricchezza e di una molteplicità di significati che neppure la traduzione più accorta ed ispirata riesce a rendere. Tale operazione era del resto necessaria, essendo indispensabile presentare un’immagine il più possibile precisa della Sunna ad un numero ora molto grande di persone, persone che nella gran parte dei casi non sono solo degli ‘studiosi’ genericamente interessati all’argomento, ma credenti che alle indicazioni quivi contenute danno grande importanza per la propria esistenza ed il proprio destino spirituale: si richiedeva quindi un lavoro ben altrimenti impegnativo di quello, per l’epoca pur sempre meritorio, compiuto nel 1990. V’è una cosa molto importante da dire: per quanto completo come ‘vulgata’, e per quanto tradotto con la massima cura possibile, questo testo non comprende la totalità della Sunna, e su certi argomenti ne dà una visione solo parziale. Ne consegue che la lettura dei Riyâdu s-sâlihîn rappresenta un accesso alla Realtà profetica e alle indicazioni che se ne possono trarre, ma non rappresenta ‘tutta’ la grandezza e la perfezione dell’insegnamento del Profeta Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine), né può rimpiazzare il necessario riferimento a quanti seguono e comprendono a fondo la Sunna muhammadiana, Maestri costoro insostituibili in quella nasîha (retto consiglio, idea purissima e parola leale) che è così necessaria nell’applicare concretamente le indicazioni del Profeta e i mezzi di grazia da lui trasmessi.
Un’annotazione che ci sembra urgente inserire riguarda la questione dell’attualità dei Riyâdu s-sâlihîn (e dietro di essa quella dell’orientare ad un’intensa frequentazione dei grandi testi della Sunna profetica, dei quali, come abbiamo cercato di spiegare, il Riyâd è una delle ‘porte’). Qualcuno infatti potrebbe pensare che sì, Riyâdu s-sâlihîn è un grande testo del passato, interessante per chi studia la cultura arabo-islamica, ma che adesso è il momento di presentare un Islam ‘più adatto ai tempi’. Ora, il punto è molto delicato, e noi non siamo certamente di coloro che intendono negare la necessità di certi compromessi, nonché di un vero ‘adattamento’, fermo restando il rispetto indefettibile delle Norme fondamentali di una Legge che è sacra (e di una Sacralità che si fa vera Legge, e vera Garanzia): ed anzi, la Tradizione islamica si è sempre ‘adattata’ alle situazioni più diverse, ed ai retaggi tradizionali più disparati. E tuttavia riteniamo che tali ‘adattamenti’ debbano procedere anzitutto da una comprensione profonda della realtà profetica (che ci è trasmessa dagli hadith), che se è tale tende ad imporsi come criterio fondante, e non a farsi plasmare dalle convenienze, o diciamo tende a mostrarsi come intervento dell’Assoluto nella realtà umana, sorprendendo la tendenza ‘troppo umana’ a relativizzare il Sacro, ed imponendo un suo rovesciamento, una sua trasformazione in un anelito a ricercare un Insegnamento ‘senza tempo’ che in ogni tempo porta il suo aiuto, un Insegnamento che una volta colto non si può fare a meno di desiderare continuamente. Sulla base di una tale comprensione, ed una volta intuito il carattere universale dell’insegnamento profetico, sarà necessario accedere ad una conoscenza altrettanto profonda delle modalità e dei retaggi spirituali e sapienziali delle comunità umane alle quali l’Islam si propone (in una ‘successione’ che è nuovo proporsi del Principio con una nuova e santa Legge e con nuovi e santi mezzi di Grazia, ciò che è a ben vedere salvaguardia e non dissipazione del Deposito divino conosciuto in quelle comunità). Tali retaggi mostreranno infatti, a chi ha l’intelletto sano, una sorprendente conformità con la Rivelazione muhammadiana (ciò che non ha nulla di fortuito, se si considera che l’Islam … c’è sempre stato [3]), al punto che l’‘adattamento’ si rivelerà non accettazione o aggiunta di qualcosa di estraneo, e neppure stolto sincretismo, ma ricerca del senso profondo dell’Islam, il quale, letto nello specchio dei retaggi di cui parliamo (che derivano dalle Tradizioni rivelate da Dio, e dunque ‘islamiche’, che precedono l’Islam ‘storico’, quello che conosciamo e che ne rappresenta il coronamento sintetico ed il ‘Sigillo’), letto dunque con l’ausilio di tale ‘specchio’ farà apparire con chiarezza saggezze e benedizioni che, pur essendogli proprie, sarebbero state altrimenti ben difficili da cogliere.
Si tratta come si vede di ‘adattamento’, certo, ma inteso come un processo intellettuale ed operativo ben diverso da quello che si immaginano quanti ritengono viceversa di adeguarsi sic et simpliciter alle modalità attualmente dominanti della mentalità occidentale; tale infatti è a nostro avviso una strada ingannevole, ed anzi una vera trappola nella quale si è tentati continuamente di disperdere il patrimonio dottrinale e rituale dell’Islam, ciò che risulta evidente se ci si dà la pena di riflettere sul fatto che la mentalità moderna cui abbiamo accennato non è affatto in corrispondenza con le modalità spirituali profonde dell’Europa, ma ne costituisce piuttosto il figlio degenere, tutto impegnato a buttare a mare ogni riferimento superiore ed ogni sacra Regola. E in realtà, quanto agli hadith, spesso finiamo per accorgerci che sono proprio i più ostici rispetto al modo di pensare oggi prevalente in occidente (e ai pregiudizi dei quali è permeato) quelli che risultano più utili, se si fa attenzione, nell’opera di ‘adattamento profondo’ che ci si prefigge e che costituisce un mezzo formidabile per far comprendere nella misura del possibile come in realtà l’Islam non sia qualcosa di ‘esterno’ all’Europa. Per questo, e non certo per cieco ‘integralismo’, noi ci onoriamo di presentare ‘per come è’ (e non per come le convenienze contingenti vorrebbero che fosse) quella parte di insegnamento profetico che è veicolato dai Riyâdu s-sâlihîn, con il solo rammarico di non poterlo commentare adeguatamente, ciò che sarebbe molto utile per facilitare una più profonda comprensione e per superare difficoltà solo apparenti. E facciamo nostre le parole scritte da Salâhu d-Dîn Keshrid introducendo la sua ottima traduzione francese dei Riyâdu s-sâlihîn del 1986, quando dedicava tale traduzione, tra gli altri, “a tutti coloro che nella causa di Dio non temono il biasimo del biasimatore.”
Il testo arabo dei Riyâdu s-sâlihîn che presentiamo (e sul quale basiamo la nostra traduzione) è quello comunemente accettato, e che traiamo dalle edizioni a stampa della Maktabatu s-safâ (brevemente commentata da Ibn ‘Athîmîn, Il Cairo, 2004), de Al-maktabatu l-islâmiyya (Istanbul, 2002), e della Dâru l-garbi l-islâmî (con a fronte la traduzione francese di Keshrid, Beirut, 1994), nonché dalle edizioni commentate dal titolo Nuzhatu l-muttaqîn (di autori vari, per la Mu’assasatu r-risâla, Beirut, 1987) e Dalîlu l-fâlihîn (di Muhammad ben ‘Allân As-Siddîqî, per la Dâru l-kutubi l-‘ilmiyya di Beirut, 2006), oltre che da diversi testi affidabili dei Riyâd rintracciabili su internet. Per la traduzione siamo ricorsi sempre ai commentari arabi: oltre ai due commenti dei Riyâd testé citati, per il Sahîh di Al-Bukhâri abbiamo consultato tra gli altri quelli di Al-‘Asqalânî, Al-‘Aynî e Al-Qastalânî, mentre per il Sahîh di Muslim abbiamo tratto indicazioni dal bel commentario di Muhammad Al-Amîn Al-‘Alawî Al-Hararî intitolato Al-kawkabu l-wahhâj wa r-rawdu l-bahhâj (pubblicato a Beirut nel 2009 dalla Dâru l-minhâj), oltre che dal commento dello stesso Nawâwî.
Al termine degli hadith riportati dai Sahîh di Al-Bukhâri e di Muslim (che costituiscono la gran parte dei Riyâdu s-sâlihîn) abbiamo messo in carattere ridotto il riferimento alla posizione di ogni singolo hadith nel testo originale: in esso vengono indicati il Libro, il capitolo e il numero (e dunque, ad es., l’indicazione 12, XXXV, 1403 relativa al Sahîh di Muslim significa che il hadith citato è ivi presente nel Libro dodicesimo, capitolo trentacinquesimo e hadith numero 1403); questo è parso importante non solo e non tanto per una ricerca di precisione, quanto per dare la possibilità, a chi ne abbia i mezzi linguistici, di andarsi a cercare il hadith nell’originale, così da vedere in quale contesto esso è inserito (dato che ogni capitolo dei due Sahîh costituisce un’unità contenutistica e dottrinale a sé stante), e quali siano gli hadith ad esso analoghi o comunque collegati. Al termine abbiamo poi ritenuto di presentare, tra gli indici, quelli in cui si elencano tutti gli hadith citati rispettivamente dal Sahîh di Al-Bukhâri e da quello di Muslim: ciò soprattutto per essere d’aiuto a chi voglia affrontare lo studio di queste due grandi raccolte (tanto frequentemente menzionate dai Musulmani quanto poco conosciute). Nelle note proponiamo le annotazioni dello stesso Nawawî a commento di parte degli hadith, ed anche, in qualche caso, nostre osservazioni, là dove il testo lo richiede.
La numerazione dei hadith purtroppo non è mai stata uniformata, ed ogni edizione ne propone una propria (e non faremo eccezione, presentando anche noi la numerazione che ci è parsa più opportuna); quella dei capitoli è invece attestata universalmente. La traslitterazione delle parole arabe in caratteri latini è quella semplificata in uso alle edizioni ‘Orientamento / Al-Qibla’. Facciamo osservare che per la sua stessa mole, il lavoro di traduzione da noi tentato è soggetto a qualche errore. Nonostante tutta la perizia e la devozione che abbiamo usato in tale opera, quando si hanno da tradurre 1899 hadith, per ognuno dei quali si devono consultare i commentari, non si ha evidentemente molto tempo per quella riflessione accurata che sarebbe necessaria per giungere a perfezione (nel senso di quell’ihsân che viene prescritto da Dio in ogni opera umana, secondo il dettato del hadith profetico qui riportato al n° 639); analogo il discorso che riguarda il testo arabo, che abbiamo dovuto controllare e vocalizzare noi stessi parola per parola. Di questo tenga conto il lettore, e sia indulgente se trova qualche errore o imperfezione, che ci può comunque segnalare scrivendoci, o mandando una mail all’indirizzo di posta elettronica . Quanto alla eventuale pubblicazione su internet di singoli hadith, o anche di qualche pagina del libro, se la finalità è quella di una maggiore diffusione degli hadith profetici contenuti nel Riyâdu s-sâlihîn potremo fornire direttamente quanto richiesto in formato elettronico, onde evitare gli errori inevitabili della scannerizzazione. Riteniamo tuttavia che il libro in quanto tale, nella sua interezza cioè, debba essere letto in cartaceo, e ciò perché è principalmente in tal modo che si assume la concentrazione necessaria per una comprensione profonda del suo contenuto.
L’editore e traduttore, Idris Lodovico Zamboni 12 Rabî‘u l-Awwal 1435, giorno del Mawlid (i ‘Natali’ del Profeta ),corrispondente al 13 Gennaio 2014
[1] Letteralmente ‘I Giardini (paradisiaci) di coloro che sono buoni ed integri’, o anche ‘spiritualmente qualificati’; abbiamo lasciato come titolo italiano ‘I Giardini dei devoti’ per non disorientare il pubblico, uso all’intitolazione attribuita al testo nell’edizione di 24 anni fa, ed anche perché per quanto sia impreciso, non si può dire scorretto tradurre sâlihîn con il termine ‘devoti’, che richiama anzi opportunamente l’idea di una dedizione indefettibile, caratteristica in effetti del sâlih. Seguendo alcune delle edizioni arabe abbiamo poi ritenuto di aggiungere, a mo' di sottotitolo, “dalla Parola del principe degli Inviati”, il Profeta Muhammad : si intenderà che la raccolta di An-Nawawî è tratta interamente e direttamente dalla ‘Parola’ profetica. Una tale aggiunta (a quanto sembra non presente nell’originale) si giustifica sia per l’esistenza di un altro testo (posteriore a quello di An-Nawawî) intitolato Riyâdu s-sâlihîn, sia per la necessità di render conto sinteticamente del contenuto dell’opera.
[2] I ‘detti e fatti’ profetici, in arabo hadîth (pl. ahâdith); qui, e in generale in tutto il testo, useremo per semplicità il termine italianizzato, al singolare e senza corsivo.
[3] Secondo il Corano infatti a tutte le comunità umane, dai tempi di Adamo, furono mandati degli ‘Inviati’ divini a portare l’Islam (letteralmente ‘sottomissione’ a Dio) e la ‘dottrina dell’Unità’ (tawhîd), nelle forme ad esse più adatte. Conseguentemente, l’‘abrogazione’ delle disposizioni sacre proprie delle Rivelazioni precedenti l’Islam ‘storico’ sarà da intendere come un loro assorbimento nella sharî‘a, come una loro sintetizzazione e riproposizione in forma nuova ed adatta all’umanità attuale, ed anche come una loro ‘purificazione’, ma non certo come negazione della Sapienza in esse insita.
INDICE GENERALE: Introduzione dell’autore (Cap.li 1-83) - Libro della buona educazione spirituale (Cap.li 84-99) - Libro delle norme di educazione spirituale riguardanti il mangiare (Cap.li 100-116) - Libro dell’abbigliamento (Cap.li 117-126) - Libro delle norme di buona educazione spirituale relative al dormire, allo sdraiarsi ecc. (Cap.li 127-130) - Libro del saluto di Pace (Cap.li 131-143) - Libro in cui si tratta della visita all’ammalato; e ancora del partecipare al funerale ecc. (Cap.li 144-165) - Libro delle norme di educazione spirituale riguardanti il viaggio (Cap.li 166-179) - Libro delle eccellenze (Cap.li 180-231) - Libro del ritiro spirituale (Cap. 232) - Libro del Pellegrinaggio (Cap. 233) - Libro del santo combattimento (Cap.li 234-240) - Libro della Conoscenza (Cap. 241) - Libro della Lode ad Allah l’Altissimo, e dell’esserGli riconoscenti (Cap. 242) - Libro della preghiera sull’Inviato di Allah (Cap. 243) - Libro delle modalità del ricordo di Allah [dhikr] (Cap.li 244-249) - Libro delle invocazioni (Cap.li 250-253) - Libro delle cose proibite (Cap.li 254-369) - Libro contenente hadith vari, e di particolare interesse (Cap. 370) - Libro della richiesta di perdono (Cap.li 371-372) - Indici: Indice tematico - Indice dei versetti coranici - Indice degli hadith tratti dal Sahîh di Al-Bukhârî - Indice degli hadith tratti dal Sahîh di Muslim - Indice generale.