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Edizioni Orientamento-Al Qibla per la conoscenza dell’Islam e del Sufismo-Tasawwuf, e della Tradizione Sacra

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 Edizioni Orientamento-Al Qibla
 per la conoscenza dell’Islam e del Tasawwuf, e della Tradizione Sacra
in generale,
letta alla luce della Grazia muhammadiana

  

LA PAGINA DEL venerdì

  
 

 
 

la Pagina del VenerdìPensiamo di far cosa doverosa, ed anche gradita ai frequentatori del nostro sito, presentando, in occasione del Mawlid (i ‘Natali’ cioè del Profeta Muhammad, che ricorrono il 12 del mese lunare di Rabî‘u l-awwal, corrispondente a Sabato prossimo, il 6 Settembre) l’inizio del testo di Al-Barzangî intitolato anch’esso Mawlid, con traduzione e commento, testo che è stato recentemente pubblicato dalla nostra casa editrice. Ricordiamo che la lettura pubblica del Mawlid di Al-Barzangî costituisce l’aspetto principale dei rituali del giorno e della notte del Mawlid, perlomeno in diverse confraternite del Tasawwuf.

L’inizio del testo del Mawlid di Al-Barzangî

Nel Nome di Allah, Misericordioso e Clementissimo

Inizio questa dettata composizione nel Nome dell’elevatissima Essenza, « chiedendo lo sgorgare in magnifica profusione di Benedizioni ed Influenze spirituali su ciò che Egli dona ed accorda, « e secondariamente tessendoNe una Lode dai luoghi d’abbeverata facili e [dalle acque] salubri e dolci, « e accingendomi a montare cavalcature di piena e bellissima Riconoscenza. « E rivolgo la mia Preghiera e il mio saluto di Pace su quella Luce che vien descritta come pre-eternamente Anteriore e assolutamente Prima, « una Luce trasmessa nel nobilissimo punto di bianco Lucore sulla fronte [dei suoi generosi antenati]. « E chiedo in dono ad Allah l’Altissimo suprema Soddisfazione riservata alla purissima Famiglia profetica, « estesa di seguito ai Compagni, ai Seguaci, e a chi [in ogni epoca] il Profeta ha preso per patrono; « e ancora Lo imploro di farmi omaggio della Guida nel percorrere le Vie chiarissime ed evidenti, « e di proteggermi dal deviare negli appezzamenti in cui facilmente si erra, e dai passi che portano all’errore. « E dalla storia dei nobilissimi Natali profetici vado a distender mantelli stupendi e pieni di sottili meraviglie, « infilando con le perle della nobilissima Genealogia [muhammadiana] una Collana che andrà ad ornare le capacità uditive degli ascoltatori. « E chiedo aiuto alla Potenza e alla fortissima Forza di Allah, « perché non v’è potenza né forza se non in Allah. «

Allahumma, profuma la sua Tomba generosa con il delicato Aroma
che procede dalla Preghiera e dal saluto di Pace:
Allahumma, siano su di lui la Tua Preghiera,
il Tuo saluto di Pace e la Tua Benedizione!

“Nel Nome di Allah, Misericordioso e Clementissimo”. Muhammad ‘Ulaysh ricorda che qui la Basmala (e cioè l’espressione Bismi-llahi r-Rahmân r-Rahîm) da una parte è posta in conformità alle indicazioni profetiche secondo le quali “una cosa di una qualche rilevanza che non inizi con le parole ‘Nel Nome di Allah Misericordioso e Clementissimo’ è monca.” E ancora: “La prima cosa scritta dal Calamo divino è Bismi-llahi r-Rahmân r-Rahîm: quando redigete uno scritto scrivetela, che essa è la Chiave di ogni Libro disceso dal Cielo.” D’altra parte, essa ha una funzione specifica nel senso della ricerca del Favore di Allah, della Sua Benedizione e della Sua Protezione, com’è mostrato da molti hadith. “Inizio dettata composizione”: l’‘ispirazione’ di cui gode Al-Barzangî, e in ragione della quale egli può dire di scriver sotto ‘dettatura’ (imlâ’), è quella dell’“alta Fantasia”, facoltà sovra individuale mediante la quale la sua immaginazione recepisce direttamente i Significati divini e le Forme simboliche che gli permettono di riassumere con provvidenziale efficacia e sontuosa bellezza gli aspetti essenziali della vita di Muhammad, ultimo degli Inviati e signore degli uomini, e questo facilmente, come senza sforzo. Nel Corano vengono riportate queste parole che gli idolatri rivolgono a Muhammad  a proposito del Corano: «“Son storie degli antichi, che egli trascrive: e gli vengon dettate (tumlâ) a mane e a sera”» (XXV, 5): e in effetti anche in tal caso si trattava di ‘dettatura’, anche se era Dettatura angelica principiale, avente ad oggetto la Discesa del Corano e lo stabilirsi dei mezzi di Grazia e della Legge sacra per l’umanità degli ultimi tempi. “Nel Nome dell’elevatissima Essenza” divina: si allude naturalmente ad una ‘elevazione’ ideale, nel senso della magnificazione. Egli infatti, secondo un hadith riportato da ‘Ulaysh, “c’era prima che vi fosse un ‘luogo’ qualsiasi: ‘Ed Egli è ancora come era allora.’ ” L’Essenza (dhât) è l’Incondizionato assoluto, oggetto dell’Intuizione metafisica, inconoscibile per via di riflessione razionale, dal momento che il Profeta dice, in un hadith riportato da As-Suyûtî: “Riflettete su ogni cosa, ma non riflettete sull’Essenza di Allah l’Altissimo.” Il fatto che il Mawlid inizi, al di là della Basmala, con un riferimento all’Essenza divina rende comunque chiaro da subito il suo riferimento di fondo a realtà di ordine metafisico ed iniziatico. “Chiedendo” a Dio “lo sgorgare in magnifica profusione (mustadirran)”: il termine mustadirr allude nel suo senso originario alla ‘mungitura’ delle pecore (e ci si deve ricordare che il latte nell’Islam simboleggia la Conoscenza). “Benedizioni ed Influenze spirituali (barakât)”: il termine baraka (da una radice legata all’idea di ‘accrescimento’) indica non solo ciò che in italiano si definisce ‘Benedizione’, ma anche l’‘Influenza spirituale’ operativa legata a determinati supporti tradizionali (come ad es. la recitazione del Corano, il commercio che ha luogo secondo le indicazioni profetiche, i ‘Santi’ e le loro reliquie, il Pellegrinaggio in generale ecc.). Anche il Mawlid, con la ‘dettata composizione’ di Al-Barzangî, è un luogo della Baraka. La “Lode (hamd) a Dio e la “Riconoscenza (shukr) a Lui sono in realtà vere proprie attitudini rituali cui il credente è tenuto in ogni momento. La Lode a Dio è comunque raccomandata nell’iniziare un’allocuzione o un testo scritto, che comincerà con la Basmala e secondariamente con la Lode, ciò a cui Al-Barzangî si conforma. “E rivolgo la mia Preghiera e il mio saluto di Pace su quella Luce”: si tratta del Profeta Muhammad, chiamato ‘Luce’ anche nel Corano, nel versetto in cui è detto «Sì, vi giungono da Allah una Luce ed un Libro chiarissimo» (V, 15). La preghiera sul Profeta è un atto rituale di grande importanza nell’Islam. In un hadith qudsiyy riportato da Al-Hâkim nel Mustadrak è detto: “Gibrîl mi disse: ‘Non ti porterò la Buona Novella? Allah l’Altissimo ti dice: -Chi prega su di te Io pregherò su di lui, e chi ti rivolge il saluto di Pace, Io lo rivolgerò a lui.-’ ” Muhammad ‘Ulaysh riporta da Giâbir ibn ‘Abd Allah: “Chiesi: ‘Inviato di Allah, dammi notizia della prima cosa creata da Allah, prima di ogni altra cosa!’ Lui rispose: ‘O Giâbir, la prima cosa che Egli ha creato prima delle altre cose è la Luce del tuo Profeta, procedente dalla Sua Luce. Tale Luce girava per grazia della divina Potenza dove voleva Allah, e in quel tempo non v’erano Tavola né Calamo, né Paradiso né Fuoco infernale e neppure Angelo, né Cielo né terra, né sole né luna, né ginn né uomini (…).” Solo in seguito, dice il Mawlidu l-‘arûs (attribuito, sembra falsamente, a Ibnu l-Giawzî), “Allah divise la Luce di Muhammad in dieci parti,” dalle quali creò le realtà superiori, come il Trono divino, lo Sgabello, la Tavola ben custodita e così via. Da questo si comprende perché il testo afferma che tale Luce “vien descritta come pre-eternamente Anteriore” ad ogni altra creatura, “e assolutamente Prima”. Quindi tale Luce muhammadiana venne “trasmessa nel nobilissimo punto di bianco lucore sulla fronte” dei suoi generosi antenati, da Adamo sino ad ‘Abd Allah, padre di Muhammad; qui Al-Barzangî descrive il passaggio tra l’Essenza spirituale del Profeta (‘precedente’ il ciclo umano, e la manifestazione stessa), e la sua nascita corporea e storica. La sua Luce, egli dice, fu trasmessa “nel nobilissimo punto di bianco lucore”, laddove il termine gurra (pl. gurar) indica in origine un punto bianco sulla fronte dei cavalli più belli; l’allusione dunque è ad una ‘luce intellettuale’ di origine ‘sovra-umana’ che passa nelle epoche da una generazione all’altra per via di sacra filiazione, o diciamo per via di trasmissione tradizionale, nel punto in cui è situata simbolicamente da diverse Tradizioni l’apertura dell’Occhio interiore, e cioè al centro della fronte, per poi apparire nella forma muhammadiana. Qui abbiamo comunque un’anticipazione di un tema molto importante del Mawlid, e che vedremo tra poco, quello dell’elogio degli Antenati del Profeta , che non ha tanto il senso di una esaltazione degli Arabi in quanto razza, ma piuttosto è da leggere in riferimento alla dottrina dell’‘Islam primordiale’, presente, benché soggetto ad alterazioni e deviazioni, anche nella Tradizione degli Arabi pre-islamici. Dice Shamsu d-Dîn ibn Nâsiru d-Dîn, riportato da Gia‘far ibn Ismâ‘îl:

“Ahmad si trasferì come Luce chiarissima
a risplendere sulle fronti di quanti si prosternavano,
spostandosi tra loro una generazione di seguito all’altra
sino a che non giunse il migliore degli Inviati.”

“E chiedo in dono ad Allah l’Altissimo suprema Soddisfazione riservata alla purissima Famiglia profetica”. Il riferimento è alla ‘Gente della Casa (ahlu l-bayt)’ del Profeta, la cui ‘purificazione’ è attestata dal Corano: «Allah vuole soltanto eliminar da voi ogni sozzura, Gente della Casa, e purificarvi di gran purificazione» (XXXIII, 33). Una divina Soddisfazione “estesa di seguito ai Compagni”, coloro cioè che conobbero il Profeta, “ai Seguaci”, e si intendono quanti conobbero nella Fede i Compagni, “e a chi” in ogni epoca “il Profeta ha preso per patrono”. “E ancora Lo imploro di farmi omaggio della Guida nel percorrere le Vie chiarissime ed evidenti”, quelle delle sacre Norme divine, seguendo le quali si giunge alla Salvezza. Secondo alcuni comunque tali ‘Vie’ sono le organizzazioni iniziatiche, nelle quali si segue l’esempio del Profeta e degli Uomini buoni ed integri. “E di proteggermi dal deviare negli appezzamenti in cui facilmente si erra”: il termine khitta (pl. khitat) indica un appezzamento di terra delimitato per la costruzione di un edificio, o per qualche altra opera. L’allusione è al fatto che i ‘terreni in cui si erra’ non si presentano per così dire ‘spontaneamente’, ma sono organizzati secondo demoniaca malizia dagli amici del demonio (ciò che ‘Abdu l-Wâhid Yahyâ Guénon chiama ‘contro-iniziazione’), il che non toglie che si debba fare attenzione alla propria responsabilità, da cui la richiesta di protezione dai “passi che portano all’errore”. “Dalla storia dei nobilissimi Natali profetici vado a distender mantelli stupendi e pieni di sottili meraviglie”: i commentatori ricordano come il termine ‘abqarî derivi dal nome di una località in cui venivano prodotti abiti bellissimi, e che gli Arabi ritenevano piena di ginn, di modo che l’aggettivo viene riferito ad ogni cosa che desta meraviglia; il suo utilizzo in questo contesto non pare casuale, dal momento che in effetti la comprensione della portata dei Natali muhammadiani non può essere completa senza aver accesso all’Intuizione propriamente spirituale che chiarisce gli accadimenti del mondo sottile, distinguendo quelli tra essi che costituiscono prove e supporti della Verità e dell’Efficacia dell’azione profetica e mostrandoli nella loro bellezza, una bellezza che si potrebbe ben chiamare ‘fiabesca’, se solo riuscissimo a togliere da tale aggettivo la sfumatura di significato che lo fa esser sinonimo di ‘irreale’ o ‘immaginario’. “Infilando” per prima cosa, nella composizione del Mawlid, “con le perle della nobilissima Genealogia” muhammadiana “una Collana che andrà ad ornare le capacità uditive degli ascoltatori”: si vedrà meglio più avanti questo simbolismo della Collana, ogni singola pietra della quale rappresenta uno degli Antenati dell’Inviato di Allah. “Non v’è potenza né forza se non in Allah”: secondo un noto hadith l’espressione lâ hawla wa lâ quwwata illâ bi-llah è “uno dei tesori del Paradiso”, concesso in particolare ad Adamo a scapito degli Angeli. In essa il servo di Allah, nello stesso momento in cui manifesta la propria totale remissione ad Allah, finisce per avvalersi della Potenza e della Forza divine: e questo si propone l’autore del Mawlid, all’inizio della sua “dettata composizione.” “Allahumma profuma la sua Tomba generosa” ecc. Secondo un noto hadith, il Profeta dice: “È stato fatto sì che del vostro mondo amassi tre cose: il profumo; e le donne; ed è stata posta la freschezza del mio occhio nella preghiera.” Ora, il profumo è un simbolo dell’Uomo universale; secondo Ibn ‘Arabî, esso “procede dalla percezione intuitiva dei Soffi del Misericordioso (al-anfâsu r-rahmâniyya); perciò toglie le apprensioni, respinge le preoccupazioni, cancella l’angoscia e il malessere, e conduce all’espansione, alla spontaneità, e al muoversi liberamente nelle Conoscenze divine. Questo perché ‘Allâh è profumata Beatitudine (Tayyib), e non accetta che ciò che è buono e soave (tayyib)’. Il profumo è desiderabile di per sé, in quanto assomiglia alla Perfezione.” Ci si potrebbe chiedere per quale motivo nel ‘ritornello’ del Mawlid si chieda ad Allah di profumare la Tomba profetica, visto che essa è senza dubbio alcuno già ‘profumata’; ciò è legato a nostro avviso al segreto della ‘Preghiera sul Profeta’, secondo gli hadith in cui è detto che gli Angeli portano a Muhammad la Preghiera sul Profeta e il saluto di Pace a lui rivolto dal credente (o che il credente chiede ad Allah di rivolgergli), ed egli risponde col medesimo saluto e col medesimo augurio. Ecco che la Tomba del Profeta viene ad essere profumata dall’“Aroma che procede dalla Preghiera e dal saluto di Pace” che a sua volta torna al credente favorendo in ogni modo la sua Vita, la sua Via (nel senso del Cammino verso la Realizzazione spirituale ed iniziatica), e l’acquisizione da parte sua della Verità metafisica, nella misura in cui è capace. Quanto poi al particolare della menzione della ‘Tomba’ del Profeta, essa è senz’altro dovuta alla caratteristica del Mawlid, nel quale viene ricordata la nascita ‘corporea’ dell’Inviato di Allah, di modo che, anche a prescindere dagli hadith cui s’è fatta allusione (secondo i quali gli Angeli portano la ‘preghiera sul Profeta’ del credente al Profeta stesso, e dunque alla sua Tomba a Medina), il luogo più nobile del mondo non può che essere quello della sua Sepoltura. Questo anche perché, come ricorda Muhammad ‘Ulaysh, nel Corano è detto che «il più nobile di voi è il più timorato»: e se l’essere ‘più timorato’ è il Profeta, sarà la sua Tomba il luogo più nobile.

 

 
   
 
 
 
 

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