Collana "Il Corano nella sapienza islamica" Il testo sacro dell'Islam secondo i commenti tradizionali
“Oh Maria, figlia di Imran, che fosti creata come nobile giaciglio per uno Spirito che si fece maestoso a partire da uno Spirito! Si preservò casta, e venne a lei lo Spirito a porgerle grazia da sopra i sette cieli, e dalla Tavola ben custodita. Così, le fece un dono elevatissimo ed onorato che brillò e splendette tra noi da uno splendore ispirato. Vive, e non ha spada con la quale far morire: e vien chiamata, [come] quando fu in effetti chiamata, con delicatezza, secondo lo Spirito.”
Lodovico Zamboni: La Sura di Maria nella sapienza islamica (Seconda edizione) Campegine (RE) 2016, Edizioni Orientamento/Al-Qibla, 550 pagg., € 23,00 - ISBN 9788889795217
Prefazione dell’editore
L’esaurirsi delle copie della precedente edizione di questo libro (uscito nel 2002 presso un’altra casa editrice, la G.E.I. di Roma) è stata per noi l’occasione di una sua revisione completa; tale revisione è stata talmente profonda e radicale che a stento, mettendo a confronto i due testi, si può arguire che si tratta appunto di un unico libro, pur riedito a distanza di 14 anni. I motivi di un tale cambiamento sono molteplici: alcuni sono riconducibili alla maggior esperienza acquisita, grazie a Dio, in questi anni (ciò che ha influito sia nella migliore presentazione diciamo ‘editoriale’, sia in una maggior capacità di penetrazione della lingua araba da una parte e dei contenuti dottrinali e metafisici dei brani oggetto della nostra attenzione dall’altra), mentre altri consistono in buona sostanza in certi testi nel frattempo reperiti (primo tra tutti il notevole commentario di Ibn ‘Agîba); ha avuto poi la sua importanza la nostra volontà di proseguire sino in fondo nel dare un carattere ‘tradizionale’ al nostro lavoro, nella consapevolezza di come solo nella Fede (nel senso del termine arabo îmân) e nella ricerca della Sapienza divina è possibile cogliere i significati dei Testi sacri. Ne è derivato un lavoro in definitiva assai più completo di quello del 2002, e ci auguriamo che la sua utilità ne risulti parimenti accresciuta.
Dicevamo nella ‘Prefazione’ alla vecchia edizione, dopo aver esposto la nostra intenzione di procedere a render conto del ‘commento tradizionale’ della Sura di Maria: “Senza l’accesso costituito dall’interpretazione islamica del Testo sacro, il Corano appare ‘sigillato’, come fosse un tesoro del quale non si posseggono le chiavi: manca infatti l’ausilio rappresentato da opere che ne dischiudano i ‘nodi’ linguistici, così come i vari livelli di comprensione, pur non soffocando con ciò la possibilità propria del Libro divino di parlare direttamente ad ogni persona. È fuori discussione che una situazione del genere favorisca ogni tipo di incomprensioni, con le conseguenze, anche di ordine politico e sociale, che abbiamo di fronte, vista la presenza sempre maggiore di Musulmani in Italia; ma, cosa assai più grave, ad essere parzialmente impedita e pregiudicata è la ‘funzione di grazia’ che l’ultimo dei Messaggi divini agli uomini potrebbe svolgere in questo paese (e questo con riferimento sia alla grazia propriamente ‘salvifica’, sia a quella che si potrebbe definire ‘intellettuale e sapienziale’, per mezzo della quale si riaprono le Vie che portano alla Conoscenza divina).”
In questi 14 anni abbiamo proseguito nel nostro lavoro, pubblicando i commentari relativi alla Sura della Famiglia di Imran e alla Sura Aprente, ed iniziando pure la traduzione commentata del Sahîh di Al-Bukhârî: e dunque, non solo certe parti del ‘tesoro’ di cui parlavamo sono state portate alla luce, di modo che il lettore italofono può già ora trarne vantaggio, ma soprattutto è stata indicata una via. Abbiamo insomma dimostrato che è possibile scrivere un serio commentario dei Testi sacri dell’Islam in una lingua europea: un commentario che non si limiti ad una traduzione di fonti dall’arabo, ma che aggiunga osservazioni necessarie per la retta comprensione della base testuale islamica in un contesto, quello europeo appunto, completamente nuovo, ed in una situazione (quella in cui si sono rotte le barriere che sino a pochi decenni fa dividevano tra loro gli ambiti propri delle varie Tradizioni divine) mai verificatasi in precedenza, ciò che esige una universalizzazione che non può fare a meno di avvalersi in special modo di una dottrina (quella che potremmo definire del carattere ‘islamico’ di tutte le Tradizioni divine apparse sulla terra, ed al contempo non teme di affermare il ‘privilegio’ dell’ultima Rivelazione) che benché sia stata sempre palesemente presente nel Corano e nella sunna, pure è stata tenuta sinora in qualche modo occultata, o diciamo non sviluppata in tutte le sue implicazioni (e senz’altro dobbiamo a Sheykh ‘Abu l-Wâhid Yahyâ, René Guénon, la prima grande esposizione di tale dottrina e di tali implicazioni, laddove l’aver adottato un linguaggio non strettamente ‘islamico’ non deve ingannare sul ‘punto di ricaduta’ operativo del suo lavoro). Non di meno, i problemi che già segnalavamo si sono fatti assai più gravi di quanto già non fossero, vuoi per via dell’accelerazione del processo di desacralizzazione della civiltà occidentale (processo che coinvolge in pieno, ahinoi, la stessa Chiesa cattolica), vuoi in ragione dei turbamenti che stanno cogliendo il mondo musulmano (con il dilagare di conflitti a sfondo settario e di un ‘gihadismo’ tanto aggressivo quanto demenziale, ed al contempo con l’evidente disorientamento del ceto pseudo-intellettuale sorto dall’estendersi della scolarizzazione di massa, che non esce certo indenne nel passare accanto alle sirene tentatrici dell’occidentalizzazione e della semplificazione ‘fondamentalista’), vuoi infine, e forse soprattutto, per il dilagare, questo sì veramente ‘globale’, di una sorta di rattrappimento generalizzato delle facoltà di comprensione degli esseri umani, ciò che trova la sua esemplificazione forse più chiara nella tendenza a cercare la risposta alle proprie domande più importanti (ivi comprese quelle relative alla Religione, e sin anche alla Via iniziatica ed alla Realizzazione metafisica) su di un… cellulare, e nella corrispondente difficoltà ad accostarsi ai libri.
Nonostante tutto questo, ed anzi forse in ragione di tutto questo, continuiamo nel nostro lavoro: consapevoli del carattere illusorio di idee come quelle di una ‘dottrina alla portata di tutti’, o di un ‘Islam semplice’, noi sappiamo viceversa che l’élite destinata a realizzare per sé i fini dell’Islam, ivi compresi i suoi aspetti più elevati, e quindi a levarsi al nobile ruolo di trasmissione tradizionale del Deposito sacro, ha bisogno di supporti dottrinali ‘completi’ ed inalterati (e non necessariamente ‘semplici’ o conformi a pregiudizi di sorta). Questa élite, che nell’Islam è meno ristretta di quanto ci si potrebbe immaginare, è la principale destinataria di queste pagine. Questo non significa che non ne possano trarre vantaggio i comuni credenti, i quali possono limitarsi alla considerazione di ciò che riescono a comprendere (e che non troverebbero altrove), lasciando il resto ad una lettura successiva, confidando nell’ordine coranico che si trova nel versetto II, 282: wa ttaqû-llah wa yu‘allimu-kumu llah «Temete Allah», e cioè mettete in atto l’obbedienza a Lui, interiormente ed esteriormente, «e Allah vi farà conoscere» ciò che prima non sapevate, laddove si chiarisce come la Religione intesa nella sua completezza sia uno strumento formidabile di acquisizione intellettuale, o diciamo come essa sia un ambito in cui l’essere scopre man mano di poter comprendere per grazia divina ciò di cui prima non sospettava neppure l’esistenza (il che tra l’altro spiega bene perché nell’Islam non siano mai esistiti degli interdetti alla chiara esposizione, nei limiti beninteso di quanto possa esprimere il linguaggio umano, delle dottrine metafisiche ed iniziatiche, esposizione che di tale comprensione è spesso il supporto).
D’altra parte, anche il lettore non musulmano può trar non poco beneficio dalla lettura di questo nostro libro sulla Sura di Maria: infatti la conoscenza profonda dei fondamenti testuali dell’Islam e delle loro interpretazioni tradizionali, al di fuori e al di là dei filtri banalizzanti del ‘buonismo’ e dell’orientalismo, ha l’effetto non solo (com’è ovvio) di mostrare l’assoluta inconsistenza di ogni pretesa base ‘teorica’ dell’isteria anti-islamica propagata ad ogni occasione dai mass-media (i quali mettono costantemente l’Islam sul banco degli imputati, evidentemente immemori delle parole cristiche “Quid autem vides festucam in oculo fratris tui, trabem autem quae in oculo tuo est non consideras Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non consideri la trave che è nel tuo occhio?”), ma anche di fare quanto meno intravedere la completezza, la vastità e la ricchezza dell’edificio della Tradizione islamica, ed il suo carattere di ‘sintesi finale’ di tutto il mondo tradizionale (una sintesi che sta agli antipodi rispetto ad ogni più o meno velato sincretismo, veleno quest’ultimo mortale per ogni sincera ricerca di conformità con la Volontà divina).
Quanto infine alle parti di cui è composto questo libro, esse sono tre, come nell’edizione del 2002: le prime due consistono nei commentari (tafsîr) di Ibn Kathîr e di Al-Qâshânî (rappresentativi rispettivamente dell’interpretazione ‘esteriore’ e di quella ‘interiore’ del Corano), entrambi tradotti integralmente e a loro volta commentati con riferimenti a molti altri tafsîr. Nella terza parte si traducono invece diversi capitoli, dedicati alla Sura di Maria o a certe sue tematiche, tratti dalle due opere principali del ‘Sommo Maestro’ dell’esoterismo islamico, Ibn ‘Arabî (e cioè Al-futûhâtu l-makkiyya e Fusûsu l-hikam): proprio la presenza di questa terza parte (necessaria nella presentazione in Occidente dell’interpretazione islamica del Corano, perché se ne intuisca la profondità) impedisce che propriamente questo nostro commentario possa essere chiamato tafsîr, dato che quest’ultima definizione esigerebbe, per essere applicata, un argomentare esplicativo strettamente ed anche esteriormente aderente al periodare del Testo sacro, ciò che non si può dire dei libri di Ibn ‘Arabî, i quali costituiscono piuttosto un supporto di riflessione nel quale il collegamento tra la dottrina esposta ed i riferimenti testuali è spesso di tipo intuitivo. Le esigenze, più sopra riportate, di un libro che rendesse conto di tutti i livelli interpretativi relativi al Testo sacro dell’Islam per lettori, musulmani e non, che si trovano in una situazione senza precedenti, imponeva del resto la composizione di un ‘commentario’ di un genere differente (e in qualche modo nuovo) rispetto a quelli classici. E la Lode spetta ad Allah, Signore dei mondi. Reggio Emilia, Sha‘bân 1437 / Maggio 2016
“Quando gli angeli dissero: “Maria, Dio ti ha eletta, e ti ha purificata, e ti ha eletta tra le donne dei mondi. Maria, sii devota al tuo Signore: prosternati e inchinati con coloro che s’inchinano …” …“Quando gli angeli dissero: “Maria, Allah ti dà la buona novella di una Parola che viene da Lui: il suo nome è 'il Messia', 'Îsâ figlio di Maria, illustre nel basso mondo e nell’Altro, e uno dei Ravvicinati.”
Lodovico Zamboni: La Sura della Famiglia di Imran nella sapienza islamica Campegine (RE) 2005, Edizioni Orientamento/Al-Qibla, 638 pagg., € 23,70
Dopo La Sura di Maria nella sapienza islamica, il percorso per un commento approfondito e ‘tradizionale’ del Corano in lingua italiana prosegue con un secondo testo, riguardante la terza Sura, detta ‘Sura della Famiglia di Imran’ (e l’Imran di cui si parla è Gioacchino, padre di Maria e marito di Anna). Questa Sura (che il Profeta stesso ha definito ‘Una nuvola splendente’) è una delle più lunghe del Corano, e sarebbe davvero lungo elencare tutti i punti di particolare interesse dottrinale che contiene; essa inoltre è piena di tematiche di grande interesse per i Cristiani.
Tutta la sua prima parte infatti fu rivelata in occasione della visita a Medina di una delegazione di Cristiani arabi, così che essa contiene, analogamente alla Sura di Maria, notevoli riferimenti ai personaggi evangelici (concezione e nascita di Maria, concezione e nascita di Giovanni Battista, elezione di Maria, annuncio della nascita di Gesù, rapporto tra Gesù e gli apostoli, elevazione al cielo di Gesù). La prima parte de La Sura della Famiglia di Imran nella sapienza islamica è dedicata ai ‘commentari classici’: la traduzione integrale dei tafsîr di Ibn Kathîr e di Al-Qâšânî è completata da annotazioni linguistiche e dottrinali e da citazioni da vari altri commentari. Unica novità a questo proposito (rispetto al libro sulla Sura di Maria) è il notevole commentario di Ibn ‘Agîba. All’inizio di ogni parte del commento abbiamo premesso il Testo arabo originale del gruppo di versetti in questione. La seconda parte è incentrata invece sulla Sura nelle opere principali di Ibn ‘Arabî. In questo caso proponiamo la traduzione di tre capitoli delle Futûhât: il cap. 381, riguardante la Sura nel suo complesso, dove si insiste specialmente da una parte sulla ‘funzione mariana’ e dall’altra sul potere della facoltà immaginale; il cap. 144, sulla ‘meditazione’, e quindi riferito al v. 194; e il cap. 471, sulle parole «“Se amate Dio seguitemi, e Dio vi amerà”» (v. 31-2). Il libro sulla Sura della Famiglia di Imran (come quello sulla Sura di Maria) ha lo scopo principale di sostenere l’attività rituale e meditativa dei Musulmani ‘italofoni’, in numero sempre crescente sia per i nuovi ingressi nell’Islam, sia per il venire ad età adulta (e spesso ad alti livelli di scolarizzazione, e quindi di comprensione della lingua scritta) dei figli della prima generazione degli immigrati di fede islamica; d’altro canto, si vuole dare finalmente a tutti gli italiani interessati l’occasione di una comprensione reale del testo coranico, con la presentazione di tutti i livelli interpretativi presenti nella tradizione esegetica islamica.
«Nel nome di Dio, Misericordioso e Clementissimo. La lode spetta a Dio, Signore dei mondi, il Misericordioso, il Clementissimo, Sovrano del Giorno del Rendiconto. Te adoriamo, e a Te chiediamo aiuto: guidaci per la retta Via, la Via di coloro che colmi di grazia, ben diversi da quanti incorrono nell’ira, come da quelli che vagano smarriti»
Lodovico Zamboni: La Sura Aprentenella sapienza islamica Campegine (RE) 2008, Edizioni Orientamento/Al-Qibla, 436 pagg., € 23,70
Dopo le due opere riguardanti le Sure terza e diciannovesima del Testo coranico (intitolate rispettivamente alla ‘Famiglia di Imran’ e a Maria), viene ora affrontata da Lodovico Zamboni la prima Sura del Corano, l’Aprente (in arabo Fâtiha), proseguendo così un lavoro di commento che l’autore si augura possa finire per abbracciare l’intero Testo sacro dell’Islam. “L’intenzione”, afferma Zamboni nella Prefazione, “è di render conto, da un punto di vista tradizionale e ‘di fede’, dei vari livelli interpretativi del Testo coranico, così da sostenere l’attività rituale e meditativa dei Musulmani ‘italofoni’ (…), e da dare finalmente a tutti gli italiani interessati l’occasione di una comprensione reale” del Libro.
Come nei lavori riguardanti la Sura di Maria e la Sura della Famiglia di Imran, l’impianto esegetico si sviluppa a partire da uno dei fondamentali commentari ‘exoterici’ del Corano, il tafsîr del damasceno Ibn Kathîr, nel quale vengono presentati i principali dati tradizionali concernenti la Sura in questione, dati che vengono poi puntualmente integrati (nelle “osservazioni a margine del commento di Ibn Kathîr”) con quanto si può trarre da una quindicina di altri commentari islamici. Di seguito viene tradotto per esteso il commentario di Al-Qâšânî, esemplificativo dell’interpretazione ‘esoterica’. Infine, si presenta la traduzione commentata dei capitoli 5 e 383 della Futûhât di Ibn ‘Arabî, oltre ad un lungo passaggio tratto dal cap. 69 della stessa opera. “Non abbiamo a che fare qui,” e cioè in queste parti delle Futûhât, “con un commento vero e proprio della Sura Fâtiha. Piuttosto, essa viene vista da alcune angolazioni particolari: nel cap. 5 la si considera dal punto di vista della ‘scienza delle lettere’; nel brano tratto dal cap. 69 da quello del suo utilizzo rituale durante la preghiera; nel cap. 383 nel suo rapporto simbolico ed operativo con la ‘gerarchia suprema’ dei santi preposti al ‘governo equilibratore’ del mondo.” La vastità del materiale tradizionale presentato dall’autore mostra da sola quante siano le implicazioni che si possono dedurre dalla recitazione della Sura Aprente, un’orazione di soli sette versetti che viene continuamente ripetuta dai Musulmani nelle cinque preghiere quotidiane. Del resto, tale Sura allude in forma ricapitolativa ai principi fondamentali dai quali scaturisce la Rivelazione coranica, e sui quali poi si basa l’Islam nel suo complesso, ed è naturale che essa sia suscettibile di infiniti sviluppi interpretativi. Tra i punti fondamentali della Sura, ricordiamo in particolare la basmala iniziale (e cioè l’espressione benedicente bismi-llahi r-rahmâni r-rahîm, «nel Nome di Dio, Misericordioso e Clementissimo»), con la predominanza dell’idea di misericordia (rahma) e con l’implicito richiamo al divino digradare dal livello dell’Essenza incondizionata (Allah), a quello della relazione di Dio con le creature. E ancora, la ‘lode’ universale e metafisica espressa dalle parole al-hamdu li-llahi, «la lode spetta a Dio». Si potrebbe continuare, menzionando le allusioni alla sovranità divina, all’affidarsi esclusivamente a Dio, all’adorazione, alla retta guida, alla concessione di grazia, alla perdizione e all’ira divina, per concludere con l’amen (âmîn) finale che si pronuncia dopo aver recitato la Sura, o dopo averne udito la recitazione. Tutto questo viene considerato in questo libro sulla Sura Fâtiha, un libro che abbraccia, degli “infiniti sviluppi interpretativi” di cui si parlava, perlomeno i capisaldi essenziali.