“Egli vagava tutto il giorno fra le terme gli archi i colonnati, lungo le mura di Aureliano, sotto gli acquedotti ormai aridi, nei deserti spiazzi ingombri di ruderi, diseppellendo le lapidi, liberando dalla crosta dei secoli le lettere incise, raccozzando i frammenti sparsi, nudando i volti delle statue mascherati dall'edera, interpretando le istorie scolpite nei bassi rilievi, leggendo ad alta voce i nomi dei consoli e degli imperatori, evocando in quel cimitero formidabile i fantasmi augusti, mentre gli paréva udire a quando a quando nel vento funebre gli urli della Lupa e i gridi dell'Aquila presaghi della seconda vita di Roma».” (Gabriele d'Annunzio, La vita di Cola di Rienzo) |
Carmela Crescenti: Cola di Rienzo. Simboli e allegorie Parma 2003, Edizioni all’insegna del Veltro, 295 pagg., (in distribuzione) - € 20,00 - ISBN 2019100081749 In questo studio, Carmela Crescenti cerca di vedere “più da vicino i miti e i simboli contenuti in un episodio storico occorso tra Medioevo e Rinascimento”: l’impresa di Cola di Rienzo. Tra il 1347 e il 1354 (durante gli anni dell’esilio avignonese del pontificato, e una sola generazione dopo Dante, quando ancora erano fumanti i roghi degli ultimi Templari, ed il mitico Regno del Prete Gianni, con i simboli del Centro del mondo, andava ormai occultandosi in Oriente) Cola prese Roma nelle sue mani tentando di porre fine allo stato di anarchia ed insicurezza in cui era caduta, e soprattutto sforzandosi di instaurare un governo tradizionale, sacro, secondo la dottrina della santa Monarchia, nel tentativo di salvare un Centro spirituale (Roma) da ciò che lo minacciava. Riassumendo la Cronica contemporanea, che costituisce uno dei capolavori della prosa trecentesca, e nella quale viene narrata con dovizia di particolari la storia di Cola, e basandosi sulla sua conoscenza della Dottrina tradizionale, l’autrice (studiosa tra l’altro di Ibn ‘Arabî e dell’esoterismo islamico) ci porta pian piano a comprendere i significati nascosti nelle differenti modalità espressive utilizzate dal Tribuno (dipinti, abiti, oggetti, oratoria, gestualità, vessilli ecc.), visti non dall’esterno, considerandoli cioè con gli occhi della mentalità attualmente preponderante (difetto nel quale cade assai spesso la ricerca storica moderna, per la quale (non c’è da sorprendersi!) l’impresa di Cola finisce per mantenere un qualcosa di enigmatico ed inspiegabile), ma dal punto di vista di chi si immerge nel modo di pensare del tempo, e di quell’orizzonte spirituale condivide i punti più elevati. Ne esce un’immagine di Cola ‘cavaliere dello Spirito santo’, e collegato ai Fedeli d’amore (vera e propria organizzazione iniziatica, benché spesso presa dai nostri contemporanei per un circolo letterario, o per un movimento politico), un’immagine ben diversa da quella proposta dalle varie scuole di pensiero che lo dipingono volta per volta come un umanista ante-litteram, un antiquario della prima ora, o un fantastico visionario, eroe dell’apologetica dannunziana e wagneriana. Il tentativo di Cola di Rienzo (come quello per certi versi analogo di Giovanna d’Arco) fu di breve durata, per l’incomprensione e l’inadeguatezza dei cuori a mantenere un’impresa che i tempi osteggiavano. Si pensi a quando Cola, dopo la vittoriosa battaglia di porta San Lorenzo, convoca i cavalieri romani (che chiamava ‘sacra milizia’) e promette loro ‘doppia paga’; quindi li porta ad assistere all’iniziazione cavalleresca del figlio (che egli cosparge con acqua mista al sangue del più nobile dei nemici uccisi), e fa loro capire che tale doppia remunerazione dev’essere intesa in senso spirituale. “Questo ditto turbao l’animo delli cavalieri”, che non vollero più portare armi al fianco di Cola; e come osserva ancora acutamente l’anonimo autore della Cronica, fu proprio a partire da quell’episodio che “lo tribuno comenzao ad acquistare odio”, e che la gente cominciò a sparlarne. Il lavoro della Crescenti è diligente e penetrante al tempo stesso; esso permette a chi non sa nulla di questo episodio storico di farsene un’idea precisa, e d’altra parte fornisce preziose indicazioni di storia sacra. Ci auguriamo che questo libro costituisca un inizio; che l’autrice stessa, o altri studiosi, ci facciano dono di altre opere che ci illuminino sui veri significati di questo e di altri periodi del passato d’Italia, sollevando sia i veli spessi prodotti dalle ideologia moderne, sia quelli più sottili di una visione limitata all’aspetto religioso della Tradizione.
INDICE GENERALE: Introduzione - Cap. I. Cola de Rienzi notaro de la Cammora - Cap. II. La “similitudine” del Campidoglio - Cap. III. La “Lex de Imperio” - Cap. IV. - La “figura” di S. Angelo in Pescheria - Cap. V. Il buono stato e gli avvenimenti successivi - Cap. VI. Il Cavaliere della Spirito Santo - Cap. VII. La “fratellanza” d'Italia e l'incoronazione a Tribuno - Cap. VIII. La battaglia di S. Lorenzo e la fine del Tribuno - Cap. IX. Petrarca e Cola Di Rienzo - Cap. X. Il giudizio storico su Cola di Rienzo e la sua collocazione in ambito tradizionale - Cronologia - Bibliografia. |